Colored with scrolling

Try scrolling the rest of the page to see this option in action.

Offcanvas with backdrop

.....

ARGOMENTI

Industria alimentare varesina: export in crescita di quasi l’11%

Aumenta l’export del cibo e delle bibite made in Varese. Nel 2014 si è assistito ad un balzo in avanti di quasi l’11% rispetto ai livelli del 2013. Una crescita sui mercati esteri che si accompagna ad un contestuale calo delle ore di cassa integrazione richieste dalle imprese del territorio: -21%. Sono questi i dati del settore emersi durante l’Assemblea del Gruppo merceologico “Alimentari e Bevande” dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese che si è tenuta questa mattina nell’azienda Zarocarni di Lonate Pozzolo. Un comparto che, all’interno della compagine associativa, degli industriali varesini conta 22 imprese per un totale di 2.943 addetti.
L’incontro è stato centrato sul tema dell’Accordo di libero scambio Europa - USA denominato TTIP (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti), e ha visto la partecipazione di Luigi Pelliccia,  Responsabile Ufficio Studi, Mercato e Stampa di Federalimentare.
Partendo da un quadro generale del mercato USA, Pelliccia, ha evidenziato gli scenari che si profilano. L’export agroalimentare italiano negli USA ha superato per la prima volta, nel 2014, la quota complessiva di 3 miliardi di euro: gli Stati Uniti si confermano, di gran lunga, il primo mercato del food and drink nazionale fuori della Comunità europea e il terzo in assoluto, dopo Germania e Francia. Nel 2014, l’incidenza dell’export alimentare USA su quello totale di settore è salito al 10,9%: il peso di questo mercato sta crescendo in modo inarrestabile. Il “food and beverage” nazionale oltre Atlantico si è rivelato premiante anche rispetto agli altri settori. A livello di comparto, emerge il peso formidabile dell’“enologico”, seguito da “oli e grassi, “lattiero caseario, “pasta”, “acque minerali” e “dolciario”.
In questo panorama, Pelliccia ha illustrato il ruolo dello snodo del negoziato in corso UE-USA, che dovrebbe portare all’azzeramento delle residue barriere daziarie fra le due aree. La conclusione positiva del negoziato “potrebbe” consentire anche una migliore difesa della proprietà intellettuale: sui 6 miliardi di contraffazione illegale di prodotti alimentari italiani nel mondo, metà appartiene al mercato nord-americano.
Le conclusioni del negoziato, che si sta dimostrando più complesso delle attese, potrebbero essere frazionate e diluite nel tempo, ad evitare stalli imbarazzanti”, ha sottolineato Pelliccia. “C’è da sperare comunque che, alla lunga, i risultati arrivino, e portino spinte ulteriori su un mercato che non solo è il più ricco del mondo, ma  sta lentamente maturando gusti e predilezioni verso target di prodotto sempre più elevati. Tale tendenza appare più preziosa, alla luce della perdita di valore aggiunto accusata da qualche anno dalla produzione alimentare italiana, per l’impoverimento quantitativo e qualitativo del mercato interno. Al di là degli accordi, quello che conta sono comunque i fatti. Ovvero, la temperatura economica oggettiva dei mercati e anche il tasso di cambio”.
Da un lato i rischi dell’accordo potrebbero essere rappresentati da una forte concorrenza americana su prodotti di target medio-basso. Dall’altro, però, ci sono i vantaggi per l’industria di trasformazione che potrebbe contare su migliori costi di approvvigionamento di materie prime e semi-lavorati e sul più facile accesso al mercato USA, “riserva di caccia” privilegiata delle nostre imprese alimentari.
Pelliccia ha poi sottolineato il peso della Lombardia: la nostra è la regione leader, nel Paese, per “peso” produttivo dell’industria alimentare. Il fatturato regionale di settore stimato al 2014 è pari a 34  miliardi di euro, corrispondente al 26% dell’intero fatturato del Paese (132 miliardi). Come dire, che oltre un quarto del fatturato alimentare nazionale nasce qui. I dipendenti dell’industria alimentare lombarda raggiungono le 43mila unità. Mentre le unità produttive sono 770. Ne deriva che il fatturato “per addetto” e “per azienda” della regione sono decisamente superiori alla media, al top del Paese. Il comparto lombardo di maggiore importanza  è il lattiero-caseario seguito dalla lavorazione della carne. La regione è leader, in assoluto,  anche per  la sua  capacità esportatrice.
L’export alimentare lombardo ha raggiunto, nel 2014, la quota di 5.223 milioni di euro e rappresenta il 19% dell’export complessivo dell’industria alimentare nazionale. All’interno di questo panorama l’industria Varesina si pone in crescita con un export che nel 2014 è arrivato a valere 418,6 milioni di euro, contro i 377,3 milioni del 2013: +10,9%. Contestualmente le ore di Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria autorizzate sono scese del 20,8 % dal 2013 al 2014.
Nonostante la crisi, Pelliccia ha sottolineato che l’industria alimentare italiana ha le potenzialità per essere il motore della crescita e della ripresa della nostra economia. Le imprese lombarde devono guardare con fiducia al prossimo biennio, senza dimenticare l’appuntamento strategico di EXPO, che permetterà di raccontare al  mondo e di  promuovere i valori unici che stanno dietro il nostro modello agroalimentare.


PROSSIMA ASSEMBLEA

Il terzo appuntamento con le Assemblee dei Gruppi merceologici dell’Unione Industriali sarà dedicato alle imprese Meccaniche Siderurgiche, Metallurgiche e Fonderie e vedrà protagonisti: Gianluigi Viscardi, Presidente Piccola Industria Confindustria Lombardia e Vicepresidente Piccola Industria Confindustria, titolare di Cosberg e Consigliere del Cluster nazionale Fabbrica Intelligente; Fausto De Angeli di Whirlpool Europe srl e Consigliere di AFIL Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia; Alessandro Marini, Cluster Manager di AFIL; Giacomo Copani, ricercatore di CNR-ITIA. Moderatore sarà il Vice-Direttore di Varesenews, Michele Mancino.

L’appuntamento è per
martedì 31 marzo 2015, alle ore 17.00,
Centro Congressi Ville Ponti
Piazza Litta, 2 - 21100 Varese