Il Presidente Grassi a La Prealpina: “Serve una politica industriale”

“Per le imprese ciò che conta è poter agire e muoversi in un contesto di affidabilità e stabilità finanziaria: politiche fiscali responsabili sono imprescindibili per poter sostenere l’attività d’impresa e non rompere il patto intergenerazionale, a fronte anche delle crescenti tensioni sui Btp e i prossimi giudizi delle agenzie di rating per novembre”. Queste le parole del Presidente di Confindustria Varese, Roberto Grassi, in un commento pubblicato nello speciale de La Prealpina dedicato al credito alle imprese del territorio.
Secondo gli ultimi dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Varese, a giugno, il credito alle imprese è sceso a quota 3,6 miliardi, l’8,6% in meno rispetto ai livelli dello stesso periodo di un anno fa. Un calo, in realtà, preannunciato a inizio anno quando uscì quel -1,2% di dicembre 2022, rispetto allo stesso mese dell’anno prima, che, seppur modesto, già preoccupava. Ciò che ha voluto sottolineare il Presidente Grassi, ora che il trend ha chiaramente preso una discesa difficile da arrestare, è che serve una politica industriale: “Più che a tasse sugli extraprofitti, sarebbe necessario pensare a meccanismi di solidarietà tra settori, per distribuire meglio il costo della crisi e gestire un’inflazione che tarda a calare ai livelli ordinari. Andiamo avanti sempre con le dichiarazioni di giornata che rincorrono lo 0,1% di consensi in più nei sondaggi, quando invece servirebbe un progetto quadro. Le risorse sono poche? Concentriamole in quei settori in grado di creare un effetto moltiplicatore. Servono scelte”.
La lettura che ha dato il Presidente Grassi dei dati, come si legge anche nell’articolo de La Prealpina, è duplice: “Da una parte, c’è l’aumento del costo del denaro per i finanziamenti, che rallenta la domanda delle imprese, soprattutto in una fase economica e internazionale di profonda incertezza, acuita dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente. Dall’altra, registriamo un aumento di rigidità del settore bancario sui criteri di offerta dei prestiti, incomprensibile visto la sostanziale tenuta sul lato delle sofferenze. Il risultato è che si stanno chiudendo i rubinetti della liquidità. Comprendiamo che, dal punto di vista della politica monetaria, ciò sia propedeutico a raffreddare la risalita dei prezzi, ma bisogna essere consapevoli che ciò rappresenta anche un elemento di erosione della marginalità delle aziende già messe alla prova da lunghi mesi di rialzo dei costi dell’energia e delle materie prime. Era veramente necessario arrivare fino a questi livelli di tassi?”
La Banca d’Italia, infatti, ha rilevato che ad agosto il tasso di interesse armonizzato per i prestiti erogati alle imprese è stato pari al 5,01%. Un tasso cinque volte superiore all’1,18% di fine 2021. Praticamente si è tornati sui livelli che non si vedevano dal 2008 quando si arrivò al 5,84%. Ciò che stanno vivendo le imprese varesine non è molto diverso da quello che avviene nel resto del Paese, ma la dinamica della flessione del credito, in territori come quello all’ombra delle Prealpi, è più intensa sia della media italiana (il cui calo si attesta sul -5,6%), sia di quella lombarda che è pari al -6,5%.
“Tuttavia – è l’interpretazione del Centro Studi di Confindustria Varese – il dato regionale è ammorbidito dalla performance migliore di Milano, che presenta un tessuto imprenditoriale più votato ai servizi, guardando ad altre province fortemente manifatturiere, Varese comunque tiene”. Come a dire che l’aumento dei tassi colpisce soprattutto lì dove si stavano concentrando i maggiori investimenti. “Industria 4.0, digitalizzazione, sostenibilità sono fronti di impegno su cui le nostre imprese sono da anni fortemente impegnate con crescenti impieghi di risorse finanziarie”, ha aggiunto Grassi. E a dimostrarlo sono i numeri.
Secondo la rilevazione di un campione di aziende sondato dal Centro Studi di Confindustria Varese, infatti, la quota di imprese varesine che nel 2022 ha effettuato almeno un investimento nella transizione digitale o in quella ecologica è stata del 74%. Di queste il 58% lo ha fatto con valori superiori a quelli del 2021. Una tendenza che ora rischia di invertirsi. “Non è tanto la fotografia del presente a preoccuparci, ma a come si evolverà la situazione nei prossimi mesi”, ha sottolineato Grassi.