Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

L'ombra dello gnomone

E' la linea d'ombra proiettata dallo stilo di meridiane e orologi solari che ha scandito per millenni, nella storia dell'uomo, le ore della giornata.


Risalendo la Valganna da Varese verso il confine svizzero di Ponte Tresa si arriva alla Badia di San Gemolo. Hanno appena rinfrescato la segnaletica. Non ci si può sbagliare. Un quarto d'ora di macchina. Qui, dall'ex monastero dell'XI secolo ora occupato dalla Parrocchia e dall'associazione "Amici della Badia" partiamo per il nostro viaggio. Andar per meridiane in provincia di Varese è come voler fare shopping nelle vie del centro, se non ti dai alcuni paletti rischi di perderti, di farti risucchiare dal neon delle vetrine.
Ci sarebbero decine di itinerari: Varese centro, la dorsale del Lago Maggiore da Angera fino a Maccagno, il basso varesotto, la Valceresio fino al confine svizzero… Solo in provincia, senza spulciare tanto, si contano più di trecento tra meridiane e orologi solari. E la mappatura non è ancora precisa. Ville antiche, vecchi cascinali, campanili, chiese e palazzi, corti…
Ogni giorno è buono per qualche nuova segnalazione, richieste di sopralluoghi.
Un altro centinaio di strumenti solari potrebbe dormire tranquillamente tra le nostre valli. Chi lo sa.
Alla Badia di Ganna lo spazio non manca. Ci si può dare un comodo appuntamento, fondersi in gruppetti, stringersi in macchina per affrontare il breve itinerario a testa in su, l'abbiamo scelto come primo assaggio di meridiane e orologi solari, senza pretese di mettere insieme le più belle o antiche, solo per esigenze di comodità, coprendo un "corridoio" geografico che va dalla Badia di Ganna fino a Caronno Corbellaro, la piccola frazione di Castiglione Olona. Se prendete in mano la cartina e unite i due punti verrà fuori una lunga verticale che attraversa e sorpassa Varese.
Per non confonderci troppo stiamo intorno al capoluogo. Nel cortile interno della Badia, oggi un campetto di oratorio, aggrappati al muro di facciata restano gli avanzi di un orologio solare a ore francesi o moderne. Si vedono ancora le vene lievi del quadrante. E' da recuperare, anche se sufficientemente leggibile.
Orologi solari? Ore francesi? Mettiamo un po' d'ordine.
Per millenni nella storia dell'uomo è stata l'ombra dello gnomone a scandire le ore della giornata, a ripartire al centesimo le giornate tra l'alba e il tramonto, le ore del lavoro e del sonno, variabili con l'avvicendarsi delle stagioni. La prima meridiana certa è un esemplare bellissimo in ardesia, fatta dagli Egizi su per giù 1.450 anni avanti Cristo. Un bel pezzo fa. Ma il suo periodo d'oro è stato il medioevo, certamente. La meridiana non è altro che un orologio solare costituito da uno stilo o gnomone, fissato su una superficie piana, quasi sempre verticale, disposta parallelamente all'asse di rotazione della terra. Nel senso proprio e letterale la meridiana è la linea d'ombra proiettata dall'asta, cioè lo stilo, a mezzogiorno. Ma la superficie dello strumento può essere anche segnata da diversi raggi con centro nella base dello stilo, ciascuno dei quali indica momenti diversi dal mezzogiorno, un'ora determinata del giorno. In questi casi parliamo di orologi o quadranti solari. Altre volte le meridiane sono completate da una curva centrale a forma di otto allungato, detta lemniscata, che rappresenta il luogo dei punti in cui cade l'ombra dello gnomone nei vari mesi e giorni dell'anno. Ma l'altra funzione di questi strumenti è quella di calendario, con tutta la simbologia zodiacale corrispondente, di solito disegnata sui quadranti stessi con forme e colori a volte di grande pregio artistico.
Mentre sono stati quattro, nella storia dell'uomo, i modi per calcolare le ore. I quadranti solari le hanno utilizzate tutte. All'inizio c'erano le ore canoniche, venivano dai Romani, e seguivano l'itinerario giornaliero della preghiera. Il dogma religioso scandiva gli orari. Poi si è passati alle ore babiloniche, cioè il giorno iniziava con il sorgere del sole. L'alba rappresentava la prima ora della giornata. Di seguito, e per un lungo periodo, si sono adottate le ore italiche, la giornata finiva col tramonto. La prima ora di buio era già considerata giorno seguente. Infine portata da Napoleone ai primi dell'ottocento, s'è imposta l'ora universale o francese o moderna che è quella tutt'ora in vigore. La giornata va dalla mezzanotte a quella successiva.
Queste sono le prime nozioni. Una breve infarinatura per non andarsele a guardare al buio.
Castello Cabiaglio - Lasciamo la Badia in direzione di Castello Cabiaglio, per arrivarci tocchiamo in sequenza Bedero Valcuvia e le prime case di Brinzio dove all'imbocco del centro abitato si svolta a destra per viale Monte Rosa. Percorrendo un serpentone d'asfalto, sotto un tunnel di rami e frasche disordinate, si arriva alla seconda stazione dell'itinerario: Cabiaglio. Si passa la Chiesa grande, dopo un tornante si sbuca in piazza Libertà, dove c'è il Comune. Di facciata proprio al vicolo d'ingresso alla piazza ci sono ancora tracce di un vecchio quadrante che resiste al tempo, nascosto sotto l'intonaco screpolato di età fascista e l'indifferenza di oggi.
Ma prendendo via Mazzini, appena prima del Municipio, si arriva dritto alla vecchia filanda. E' un edificio giallo sbattuto, ripassato di recente, con due cortili: uno centrale bello e arioso, dove c'è un quadrante a ore italiche. I suoi colori e decori sono ancora vivi, purtroppo i rami del rampicante sul balcone se lo stanno piano piano mangiando. L'altro, forse di servizio, ospita invece l'orologio tenuto meglio, con il suo gnomone, anche questo a ore italiche. Ce ne sarebbe anche un altro, sul muro destro a mezza altezza… peccato ci passi sopra la grondaia. Senza neanche più lo stilo. Questa era appunto la vecchia filanda di Cabiaglio, nell'edificio antico per decenni si è lavorato il baco da seta.
Brinzio - Rifacendo lo stesso tragitto al contrario, Municipio-Chiesa grande-serpentone in mezzo al verde (sembra di guidare tra l'insalata)-viale Monte Rosa, torniamo sulla provinciale 62 di Brinzio, che nel centro abitato diventa via Indipendenza. Un 50 metri prima del Comune, sulla sinistra incontriamo la Ca' dur Manara, costruita tra il 1920 e il '30, tipico esempio di abitazione dei primi '900. E' in pietra beisch macchiata di sassi rossi di Cuasso. Sembra abbia il morbillo.E' all'interno di un vecchio cortile. Sulla facciata che dà sulla provinciale c'è una bella meridiana a ore francesi. Semplice come grafica quanto elegante e preciso, questo quadrante è stato fatto con la tecnica del graffito. Indica il tempo vero locale, la linea degli equinozi (21 marzo, Toro e 22 settembre, Bilancia) e le ore dalle 9 del mattino alle 6 del pomeriggio.
Oronco - Ci lasciamo alle spalle Brinzio e corriamo verso Varese, passata la Rasa si arriva alla strettoia di Fogliaro, dove c'è il semaforo, e lì, visibile senza nemmeno scender dalla macchina, c'è la vecchia Chiesa di Santa Caterina. Sulla parete c'è un quadrante solare. Uno dei tanti della zona, siamo ai piedi del Sacro Monte. Ci sono orologi dappertutto. Alla seconda Cappella ce n'è uno a ore italiche molto interessante, alla Cappella prima dell'arco un altro su parete curva, abbastanza raro e a ore italiche declinante a est.
linea equinoziale, l'indicazione esatta del mese. Due tabelle ai lati del quadrante danno, invece, le correzioni da apportare all'orologio solare, in minuti per ogni giorno dell'anno, per avere la rispondenza con il tempo medio dell'Europa centrale, indicato dai nostri orologi da polso.
I Mulini Grassi - Scendendo dal Sacro Monte e imboccando la strada principale verso il centro città, si arriva al borgo di S. Ambrogio, qui si svolta a sinistra per via Mulini Grassi, quella lunga lingua che taglia in due la valle portandoci ai piedi di Induno Olona, dietro gli stabilimenti della Lindt. Qui ci si accorge subito come tutto il villaggio, le ruote dei mulini, le pale, l'inclinazione delle case, siano costruiti per poter sfruttare al massimo il corso dell'Olona, nonostante il suo tratto in questo punto sia modesto.
I Mulini Grassi furono costruiti in epoche diverse tra il 1500 e il 1800. Restano cinque antichi quadranti solari. Queste meridiane costituiscono un reperto importante di quel passaggio epocale dalle ore italiche a quelle di tipo francese o moderno. Probabilmente furono costruite ad inizio '700, a giudicare dalle decorazioni. Le meridiane a ore italiche dovevano essere due, una rivolta a sud-est, l'altra a sud-ovest. Così da prendere in ogni momento del giorno il sole, una o l'altra in alternanza. Quando a inizio '800 le ore italiche caddero in disuso, la vecchia meridiana di sud-ovest fu coperta con un'altra di ore francesi. Quella di sud-est abbandonata, forse perché poco accessibile. Anch'essa cancellata da una nuova, rivolta nella stessa inclinazione del sole ma costruita su una parete di edificio più basso, in posizione più comoda per la lettura. Quindi cinque meridiane: tre ben visibili più due ormai sfregiate dal degrado.
I Mulini Grassi sono forse il miglior esempio di come il tempo, a tutto il '700, non esistesse nella coscienza dell'uomo. Almeno per come lo intendiamo oggi noi. Allora erano gli uomini a comandarlo, lo creavano e lo disfavano a seconda dei bisogni. Valeva unicamente per effetto del loro agire, delle loro azioni. Per il contadino che lavorava la terra o faceva andare le pale dei mulini, il tramonto era il confine ultimo della giornata, la porta sull'abisso, più in là non c'era nulla, e spariva anche il tempo. Il tempo convenzionale, è appunto un'invenzione dell'uomo contemporaneo. Quando le distanze si sono annullate, i commerci ramificati e sempre più gente veniva a contatto di altra gente lontana, c'è stato bisogno di centralizzarlo, di dare un metro unico e universale alle attività umane. Sull'onda della rivoluzione industriale, le prime fabbriche, le ferrovie, l'inurbamento delle grandi masse in fuga dalle campagne, la democrazia che esplode, allora la vita dell'uomo andava standardizzata, dandone una cadenza misurabile con precisione. Occorrevano tempi e categorie uguali per tutti. La convenzione di Washington a fine '700 stabilì artificialmente che l'ora dell'orologio è una media uguale per una fascia di 15 gradi di longitudine: così nasce il fuso orario. Ecco perché il periodo d'oro delle meridiane resta il medioevo, quando ogni città, ogni mercato, ogni borgo aveva la sua ora, i suoi tempi, i suoi orari differenti dagli altri. La terra era una pelle di leopardo. E il tempo non conosceva ancora la dimensione rettilinea e progressiva, ma solo quella circolare, estranea all'idea lineare di sviluppo storico che è propria della cultura moderna.
De Bortoli - Proseguendo nel nostro itinerario si ritorna a S. Ambrogio. Scendendo verso Varese si prende il ferro di cavallo e poi viale Aguggiari dove sulla sinistra incontriamo gli "Arredamenti De Bortoli". Dipinto sulla scala esterna c'è uno strano quadrante. Fatto senza le linee classiche, ma con curve panciute a forma di otto. Lo strumento in questo modo segna già il tempo degli orologi da polso. E' alloggiato su un muro tondo, su superficie curva, cosa piuttosto rara. Di grandi dimensioni. Svolge funzioni di calendario e dà anche il mezzogiorno vero solare. Fatto dallo gnomonista Roberto Baggio, responsabile a Varese dell'associazione "Horologium", che raccoglie a livello italiano esperienze e professionalità ventennali nel campo della misurazione del tempo. E' lo stesso Baggio che sta completando la mappa delle meridiane del varesotto. Oltre ad intervenire, dove possibile, restaurando, segnalando, litigando con le amministrazioni, mettendo toppe sulla nostra incuria.
Palazzo Estense - Da viale Aguggiari in un attimo si arriva in centro, a Palazzo Estense. Sulla facciata interna, quella che dà sui giardini, incontriamo l'unica vera meridiana di Varese, perché indica il passaggio del sole sul meridiano della nostra città.
Il mezzogiorno vero locale. Più preciso del più preciso orologio da polso.
Piazza Motta - In qualche minuto a piedi si accede a piazza della Motta, dove c'è il più antico quadrante di Varese, appeso in posizione strategica sulla direttrice sud di accesso alla città. Restaurato da poco, curato nell'estetica, rappresenta un bacchino inghirlandato con in mano un calice di vino. Indica il tempo secondo le ore italiche, cioè da tramonto a tramonto, ecco perché a prima vista non si riesce a leggerle. L'ora XXIV segna il tramonto del sole, la fine della giornata e l'inizio di quella successiva. Il quadrante va letto chiedendosi: "Quante ore mancano al tramonto?" Se per esempio l'ombra dello gnomone segna 16, l'operazione da fare è 24-16=8. Cioè mancano 8 ore al tramonto. A quei tempi era la cosa più importante, la luce del sole regolava ogni snodo della giornata. Quasi ogni piazza del mercato aveva un quadrante appeso, come da noi alla Motta. Era con il sole, l'ombra dello gnomone batteva sulla parete, che si fissavano i prezzi delle merci. Ad una data ora quello era il valore di riferimento. E il giorno dopo si ripartiva a vendere da quei livelli. Come un indice di Borsa.
Malnate - Uscendo da Varese, in direzione Como, si arriva dopo qualche chilometro a Malnate, passato il Municipio si prosegue sulla provinciale per circa 500 metri fino ad incontrare appena a sinistra, visibile anche dalla strada, una casa vestita in paramano, di mattoni a vista. Era l'ex-casa del professor Francesco Ogliari, l'esperto di trasporti e attuale presidente di Avt. Qui c'è un doppio quadrante solare realizzato da Dino Francesconi su calcoli dell'astronomo Raul Valentini. Ciascun quadrante ospita, per ogni linea oraria, la semilemniscata: quello di sinistra si legge dal solstizio d'inverno (21 dicembre) al solstizio d'estate (21 giugno) e quello di destra dal 22 giugno al 21 dicembre. L'ora letta è dunque il tempo medio dell'Europa centrale, escludendo così alcun intervento correttivo.
Caronno Corbellaro - Ripassando davanti al Comune di Malnate, si svolta a sinistra verso la stazione proseguendo per Gurone e completando la discesa fino al Ponte di Vedano. Avanti 300-400 metri si gira per Lozza, fino ad arrivare allo stabilimento della "Mazzucchelli". Poco prima del complesso s'imbocca una stradina male asfaltata, su per un po' di tornanti, e si arriva al borgo di Caronno Corbellaro. Praticamente sconosciuto, coperto dalla fama di Castiglione Olona. Eppure il paese ha origini medioevali precedenti.
Qui hanno appena restaurato dietro imbeccata del parroco, Don Maurizio Canti, due bellissimi quadranti sulle pareti sud e ovest del campanile dell'Oratorio del Crocefisso. Sono della prima metà dell'800. Le vecchie tracce erano talmente confuse che i restauratori hanno dovuto affidarsi ai colori tipici della gnomonica, cioè il nero ossido per le linee orarie, le cifre e le scritte; il rosso ossido per marcare i solstizi, gli equinozi, le linee delle mezzore e della meridiana. Mentre le linee delle cornici sono state eseguite con un colore ocra.
Infine, vedrete che c'è sempre un motto allegato agli orologi solari. Questo perché lo gnomonista lasciava spazio per esprimersi anche al committente. In una frase messa ai piedi o in cima allo strumento, poteva condensare la sua filosofia di vita. Qualche riga dai salmi, dalla letteratura, da Dante, Leonardo, gli antichi Greci, i Latini. A seconda.
Oppure si lanciava di suo. La personalizzava. Ogni meridiana poteva esistere solo in quel luogo. E per quella persona. Unica costante, il sole. Senza luce la meridiana muore.

04/19/2001

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa