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Da Candoglia al Duomo, i marmi viaggiavano AUF
La storia dei navigli milanesi è ricca e affascinante. Quello detto "Grande" portava l'acqua del Ticino fin nel cuore della città (subito dietro l'Università Statale esiste ancora la via Laghetto, laddove esisteva un porticciolo che servì a condurre i marmi di Candoglia fino a ridosso della fabbrica del Duomo) addirittura già nel 1209; la Darsena, cui confluiscono il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, ancora ai primi del Novecento costituiva il maggior porto cittadino del Paese. Poi venne la rivoluzione viabilistica e le strade seppellirono, letteralmente, i canali, ma qualcosa di quel tempo andato è rimasto nell'espressione popolare "mangiare a ufo" o anche, per deformazione linguistica, "a sbafo", cioè senza pagare. Scrive Francesco Ogliari, varesino e massimo esperto in fatto di trasporti, che nel 1398 la costruzione del Duomo di Milano procede in modo frenetico e il traffico di natanti sul naviglio, trasportanti ogni genere di materiali, è continuo: sicché si rende necessario esentarli da dazi e pedaggi. Sui barconi carichi di marmi, pietre e legnami per la Fabbrica del Duomo viene apposta la scritta AUF (Ad Usum Fabricae) con funzione di lasciapassare. Con il tempo la sigla diventa espressione idiomatica dialettale, poi trasferita alla lingua nazionale, per indicare qualcosa che viene concesso gratuitamente, cioè 'a ufo'". | ||||||||
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