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In barca a vela sulle onde del Verbano
"Mancano, però, le infrastrutture per sviluppare il turismo legato ai velisti" lamenta il lavenese Tiziano Nava, già tattico di Azzurra.
All'origine erano i vecchi barconi che trasportavano il granito dalla sponda piemontese fino a quella lombarda: una tradizione le cui radici risalgono all'epoca nella quale i marmi di Condoglia scendevano lungo il Toce per poi immettersi nel Verbano e quindi arrivare a Milano dove erano utilizzati per la grande fabbrica del Duomo.
Ma è con il boom economico degli anni Cinquanta che anche sulle acque del Lago Maggiore la navigazione cambia volto: non più soltanto attività commerciale e di trasporto merci, bensì pure vela da diporto con il piacere di lasciarsi accarezzare dal vento in mezzo alle onde.
"Ed è un piacere non facile da raccontare a chi non lo ha mai rovato – ci dice Tiziano Nava, uno dei più noti e importanti velisti mai espressi dalla sponda varesina del Verbano -.
E' un modo per sentirsi a diretto contatto con la natura.
Il Lago Maggiore può offrire uno spazio di benessere e ricreazione che permette realmente alle persone di ricaricarsi, di trovare dentro di sé l'energia vitale per riaffrontare la quotidianità.
L'attenzione, la concentrazione richieste dal regolare le vele, dal guardare la direzione del vento, insomma dal navigare, sono certo delle difficoltà da superare, ma danno -glielo posso assicurare- anche delle forti emozioni, tali da ricompensare ampiamente la fatica".
Tiziano Nava, lavenese, esponente del Circolo velico Est Verbano, è stato il tattico di Azzurra, la barca della prima sfida italiana alla Coppa America nel 1983; poi ha navigato anche sul Moro di Venezia ed è considerato fra i maggiori esperti di vela.
"Il prendere una barca e, utilizzando la forza del vento, spostarsi da un punto all'altro cercando di studiare una strategia, una rotta, la possibilità di raggiungere proprio quel punto solo con l'ausilio delle vele: questo è il navigare".
Lei ha avuto modo di conoscere il mondo in barca a vela: sulla base della sua esperienza, le opportunità offerte dalla sponda lombarda del Verbano sono sfruttate appieno sul piano turistico?
"Assolutamente no. Basti pensare, in termini di paragone, a quello che succede sul Lago di Garda, non lontano da noi.
Sia per quanto riguarda gli attracchi, sia per i posti barca e i servizi a terra noi siamo decisamente indietro rispetto alle località bresciane o veronesi. Scontiamo la mancanza di porti e di cantieri. Ce ne sono pochi e, per di più, quei pochi esistenti sono carenti. Forse, qualcosa si sta movendo proprio ora, ma abbiamo tanti anni di ritardo da recuperare. Senza parlare delle carenze alberghiere: chi ha la barca magari viene per uscire sul lago, ma non sa dove trovare vitto e alloggio".
Occorre una trasformazione profonda, allora…
"Sì, ne sono convinto, per il bene delle nostre località. Tanto più che quella che potrebbe essere messa in moto dalla vela è una trasformazione legata al Lago. Penso che possa essere una, se non addirittura l'unica, via di sviluppo economico del territorio".
Perché gli italiani ogni tanto - vedi il caso di Azzurra, del Moro di Venezia e, recentemente, di Luna Rossa- si innamorano della vela?
"Non è che l'italiano s'innamori della vela, semplicemente è uno sportivo passivo, in gran parte televisivo. Per cui, s'interessa in modo passeggero a quello che propone il piccolo schermo. Se c'è Luna Rossa in televisione, l'italiano s'interessa alla vela; se invece c'è la Coppa Davis, tutta l'attenzione è concentrata sul tennis. Solo il calcio sfugge a questa regola! L'italiano non si appassiona di uno sport, semplicemente s'interessa dello spettacolo sportivo, e televisivo, che in quel momento è di moda. E' una constatazione che posso fare anche sulla base della mia esperienza di commentatore televisivo per Tele Montecarlo in occasione delle regate del moro di Venezia".
Che cosa ha rappresentato per lei Azzurra?
"Per me, ma direi anche per una gruppo ampio di velisti italiani, ha rappresentato una vera e propria svolta: il passaggio dalla vela amatoriale a quella professionistica, fatta di allenamenti giornalieri e di dedizione costante. Solo allora abbiamo avuto la possibilità di trasformare una grande professione in un'opportunità professionale".
Si può cogliere la differenza fra la vela dell'epoca di Azzurra e quella di Luna Rossa?
"Sono cambiati i materiali, di pari passo con lo scorrere degli anni. All'epoca di Azzurra il carbonio nella nautica ancora non si conosceva: le barche erano in alluminio, le cime erano in metà tessile e metà cavo d'acciaio. Era proprio un modo diverso di veleggiare. Oggi i materiali hanno permesso di costruire barche più leggere, più rigide e quindi, in assoluto, più veloci".
Fra tutte le regate che ha portato a termine, c'è qualcuna che le è rimasta nel cuore?
"Ho un ricordo di non dico tutte, ma quasi, le mie regate. Certo, quelle giovanili quando andavo sul Verbano da solo con le barche di categoria Laser mi sono particolarmente care. Mi ricordo, poi, della prima volta in cui regalavo come timoniere: era un campionato italiano sul Lago d'Orta. Però, ricordo con piacere anche le regate con Azzurra e con il Moro di Venezia, sul quale feci un campionato mondiale prima della Coppa America".
Che cosa propone, sul piano sportivo, la stagione estiva del Lago Maggiore?
"Abbiamo una serie di appuntamenti che sono ormai tradizionali. Ci sono regate per le derive, che sono le barche più piccole, e per i cabinati, che sono quelle più grandi con la chiglia pesante. Tra le classiche per i cabinati, segnalerei la Supercoppa: quattro regate che si svolgono a Luino, Ispra, Laveno e Ascona. Penso che ogni anno sul Lago Maggiore ci siano una trentina di regate nel periodo che va da marzo sino alla fine di novembre. Un calendario intenso che si propone a tutti: velisti giovani e meno giovani".
C'è un appuntamento che lei segnalerebbe in particolare a chi vuole ammirare la spettacolarità delle regate sul Verbano?
"La partenza di ciascuna delle quattro regate della Supercoppa rappresenta un momento di indubbia spettacolarità: ogni volta si possono vedere dalle settanta alle ottanta barche sulla linea di partenza, ciascuna con quattro o cinque velisti".
Tiziano Nava, per concludere ritorniamo al tema del futuro della vela sul Lago Maggiore. Lei è ottimista sullo sviluppo di questa realtà interessante anche per il turismo?
"Guardi, a Laveno la sola realizzazione di un porto da 160 posti barca, il porto Labieno, ha cambiato la situazione: negli ultimi tempi si vedono più turisti per le vie, persone nuove. Pensi allora a cosa potrebbe rappresentare la riqualificazione dell'ormai fatiscente Ceramica a Lago puntando su di un progetto che dia spazio sia a una struttura ricettivo/alberghiera, sia a un centro sportivo polifunzionale per tutti gli appassionati degli sport d'acqua. Si potrebbe veramente garantire un domani di sviluppo economico a tutta la zona del Medio Verbano".
06/05/2000
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